Il commento Idee e volontà per lo sviluppo civile e produttivo di Ettore A. Albertoni |
Dopo la sua presentazione (16 giugno scorso) al Parlamento della
Lombardia da parte del Presidente Formigoni, a nome del Governo lombardo e della
maggioranza Polo - Lega Nord che lo sostiene e lo esprime, il Programma per la VII
Legislatura 2000 - 2005 costituisce ormai una precisa base progettuale ed operativa.
In questo modo il documento politico di indirizzo che riunisce in sé la filosofia e
la pratica della maggioranza lombarda per lattuazione concreta ed urgente del
federalismo si accinge a configurare - a partire dal corrente mese di luglio - un nuovo,
fondamentale e molto concreto strumento di governo: il Programma Regionale di Sviluppo.
Attorno ad esso si stanno ora mobilitando tutti gli sforzi del Governo regionale e dei
suoi singoli componenti, nonché quelli tecnici ed operativi della Amministrazione
lombarda. Infine, dopo avere completato questo processo di chiarificazione di obiettivi,
metodi e mezzi, il Parlamento della Lombardia (a proposito: avete visto? In Toscana hanno
avuto un sussulto di dignità e di consapevolezza politica e stanno ribattezzando secondo
la nostra terminologia il loro Consiglio regionale in: Parlamento della
Toscana) avvierà un ampio dibattito sullargomento ed al quale porrà il
suggello delle sue alte competenze. Voglio sottolineare che gli Enti di autonomia locale - (Comuni e Province e, per quanto di loro pertinenza, Comunità Montane) insieme con quelli di autonomia funzionale (Camere di Commercio, Università, Scuole) e con lopinione pubblica - saranno da subito direttamente coinvolti nellesame e nella discussione di questo documento politico-amministrativo in ogni Provincia della Lombardia. E ciò a partire dalla settimana che inizierà il 17 luglio. Il centralista quanto inetto Governo Amato-Cossutta appare - ed è - sempre più isolato dalla realtà e delegittimato dai cittadini. Registra, tra laltro, una clamorosa serie di smentite rispetto alla tambureggiante propaganda di regime che alimenta senza pudori e che vuole imporci un ottimismo ad oltranza sulla situazione del Paese. Ma tutto ciò cozza contro ogni evidenza ed ogni verità in quanto da Monti a Dini, a Fazio; dallimportante e durissimo intervento del presidente di Confindustria a Cremona il 28 giugno alla Conferenza organizzata dalla Cgil a Milano lunedì scorso sulla competitività del Nord, è ormai diffusa la convinzione che questo Governo centrale sia sempre più un gravissimo ostacolo allo sviluppo generale. Un ostacolo da rimuovere al più presto con larma democratica quanto micidiale del voto popolare. Di fronte ad una simile situazione la maggioranza lombarda, il Governo lombardo con la sua Amministrazione, il Parlamento della Lombardia, assumono un ruolo politico essenziale nel concerto della nuova politica che ha verificato il suo altissimo grado di consenso e di grande fattività a partire dal 16 aprile scorso. Per questi motivi hanno fatto una precisa scelta di concretezza e di autentica autonomia che è espressa nei documenti appena citati. Uno è di indirizzo, di valore ideale e di alta politica (il Programma di Legislatura), laltro è operativo e pragmatico in quanto traduce le indicazioni del primo in metodi e provvedimenti di governo e di amministrazione (il Prs, ovvero Programma Regionale di Sviluppo). Il Programma Regionale di Sviluppo si apre con due grandi opzioni: quella istituzionale che associa indissolubilmente il cambiamento politico ad una politica precisa ed irreversibile per il federalismo che passa attraverso la devoluzione e lelaborazione del nuovo Statuto di Autonomia. La seconda e concomitante scelta associa strettamente lo sviluppo economico-produttivo a quello civile e culturale. Finalmente, dunque, la cultura in tutte le sue libere e creative accezioni diventa parte integrante di una strategia politica ed istituzionale che collega ogni e qualsiasi processo produttivo (con tutte le implicazioni sociali e comportamentali che esso comporta) ad azioni di formazione delle persone e delle comunità in cui esse si formano e vivono. In questa ottica occorre capire sino in fondo il pluralismo lombardo, che daltronde costituisce un aspetto specifico ed importantissimo di quello padano. Culture, identità e autonomie della Lombardia si declinano dal 16 aprile 2000 tutte al plurale in quanto fattore non solo di attenta considerazione storica o culturale ma in quanto elementi preziosi e qualificanti di una precisa volontà politica che rifiuta la globalizzazione appiattente ed omologante ed afferma, invece, la spiccata soggettività politica ed istituzionale di Popoli e di Terre. Un preciso segnale anche per tutti coloro che stanno partecipando o stimolando il dibattito sulla Costituzione Europea. Un modo, peraltro, assai netto per mettere subito in chiaro che i Popoli e le loro Istituzioni territoriali (in primo luogo quelle di rappresentanza politica, di governo e di legislazione come Regioni, Laender, Comunidades Autonomas, ecc.), sociali e funzionali ci sono e con essi tutti devono misurarsi. Questi sono, infatti, processi democratici e partecipativi che contraddistinguono le moderne libertà non solo individuali ma anche comunitarie. |