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Il commento
Lo sviluppo dall'identità

di Ettore A. Albertoni

La politica di forte contenuto propositivo ed istituzionale che stanno impostando e conducendo consiglieri ed assessori regionali della Lega Nord Padania in Lombardia non è certo fatta di “annunci” o di “immagini”. Essa è basata, invece, su maturati convincimenti, ampie consultazioni e fatti concreti, magari non spettacolari ma certi, precisi, costanti e, soprattutto, verificabili.
Per quanto mi riguarda - e come ben sanno i lettori di questo libero giornale - ritengo che il contributo che posso dare alla mia regione nel quadro padano ed europeo abbia oggi un potente strumento di attuazione.
La Regione Lombardia è ormai in grado di disporre per la prima volta di una nuova e molto operativa impostazione programmatica. Essa è stata costruita in questi primi mesi di attività legislativa e di governo elaborando e definendo il “Piano Regionale di Sviluppo 2000-2002” e ponendo sempre più in esso le materie che compendiano le attività culturali ed identitarie proprie della Regione. La cultura non è più un “fiore all’occhiello” di una istituzione amministrativa ma le è stato assegnato il ruolo politico e sollecitante di essere sempre più concepita, vissuta e realizzata come un essenziale fattore per lo sviluppo sociale, economico e civile delle nostre terre.
È bene qui ricordare che - come è stato detto e concordato a livello delle intese politiche tra il nostro movimento e le forze alleate del Polo - la Lombardia è stata storicamente una protagonista di primo piano in tutti i grandi processi di trasformazione culturale, sociale, economica ed istituzionale in Italia e in Europa. Inoltre la nostra Regione è stata costantemente, nel corso dei secoli, una notevolissima sede di formazione e sviluppo di proprie molteplici ed originali civiltà. Ciò ha comportato che il pluralismo delle culture, delle identità comunitarie e sociali che compongono la Lombardia e la straordinaria quanto antichissima vivacità delle sue autonomie politiche territoriali abbiano dato vita ad una peculiare e specifica “civiltà lombarda”. Si tratta di un’autentica visione del mondo e della vita caratterizzata dai profondi ideali morali e religiosi e dagli interessi comunitari e pienamente legittimi di tutte le genti che con le loro varietà e consonanze rappresentano davvero la “Lombardia vivente”. Nelle nostre terre - come in tutte le aree padane - più che mai la cultura e la identità si devono declinare al plurale con tutte le implicazioni politiche ed istituzionali che ne derivano. La storia e la realtà di Milano non sono né quelle di Bergamo o di Brescia e neppure quelle di Sondrio o di Mantova. Ognuna di esse ha certamente proprie connotazioni e propri specifici valori ma tutte insieme hanno la forza e la capacità di concorrere a costruire le fortissime e potenti identità lombarde, padane ed europee che costituiscono la nostra essenza profonda. Dobbiamo dire che grazie alla Lega - ed oggi grazie alla Lega ed ai suoi alleati - si è ormai aperto un nuovo ed entusiasmante “tempo della libertà”. Ma dobbiamo anche riconoscere che la libertà può essere solo plurale e, quindi, in grado di condurre inevitabilmente persone e Comunità ad avere orgoglio e conoscenza di raccogliere nel loro intimo appartenenze diverse, tutte convergenti secondo una forte comunanza di valori e di interessi.
Da queste poche considerazioni risulta perciò evidente come, con la recente qualificazione delle deleghe conferitemi come compendio di “Culture, Identità e Autonomie della Lombardia” il Presidente Formigoni, il Governo Regionale e la maggioranza che ha vinto le elezioni il 16 aprile scorso, abbiano voluto tutti insieme affermare, in primo luogo, il valore e la realtà primaria e strategica del pluralismo storico, culturale, sociale ed economico delle persone, delle terre e delle città lombarde. Hanno voluto anche confermare il ruolo culturale, morale e politico delle autonomie (che nient’altro sono se non la proiezione di questo pluralismo sul piano istituzionale) sia a livello territoriale - Comuni, Province e, in parte, Comunità Montane - che a livello funzionale con le Università, le Scuole e le Camere di Commercio.
L’identità lombarda è, quindi, prima di ogni altra cosa una “visione del mondo” ispirata ai valori fondamentali delle libertà, dell’onestà, della laboriosità e dello spirito di iniziativa dei singoli e delle loro Comunità territoriali, sociali e culturali.
In quest’ottica il complesso universo delle diverse culture e autonomie presenti in una Regione come la Lombardia che è un vero e proprio Stato di medie dimensioni (paragonabile all’Austria, al Belgio o alla Svizzera, ma con una consistenza demografica ed una capacità economico - produttiva assai superiore) concorre alla nuova definizione ed alla affermazione della specifica identità politico- istituzionale lombarda nel quadro del cambiamento avviato dalla Legge Costituzionale 22 novembre 1999 n. 1 (“Disposizioni concernenti l’elezione diretta del presidente della Giunta Regionale e l’autonomia statutaria delle Regioni”) e dalla Legge Regionale 5 gennaio 2000 n. 1 (“Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia”).
La “devoluzione” di materie e competenze che sono regionali e dei relativi mezzi finanziari per operare efficacemente rappresenta il percorso politico già avviato con il voto del Parlamento lombardo del 15 settembre scorso che ha aperto la stagione di una inedita mobilitazione referendaria a carattere consultivo dove al popolo, dopo l’abuso dei referendum puramente abrogativi da parte dei radicali pannelliani, viene restituita voce e seria responsabilizzazione. Questo primo, strategico passo si è già positivamente concluso. Occorre ora aprire sul piano istituzionale - quando tra breve saranno esauriti gli ultimi, molteplici impegni di inizio della VII Legislatura - quella “fase costituente” che dovrà tradurre in precise norme del nuovo statuto di Autonomia i valori e gli interessi della Comunità lombarda, del suo pluralismo e delle sue libertà.

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