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Padania: non piccola Italia, ma grande Svizzera

La Lega si è sempre ispirata al principio di autodeterminazione e libertà. Ogni comunità locale sia esso il Comune, la Provincia o la Regione ha diritto di avere la libertà di scegliere il proprio futuro. Non deve essere lo Stato centralista che impone alle singole comunità di cittadini cosa è meglio per loro, piuttosto devono essere i singoli a decidere cosa e come è meglio fare per la propria comunità. Questo è il principio cardine di una democrazia compiuta.

Le riforme federali devono essere un patto che si instaura tra i cittadini, o meglio tra le comunità territoriali che gli sono più vicine: le Provincie e i Comuni. Il federalismo deve partire dal basso affinché sia efficace. Lo Stato non deve imporre niente a nessuno: noi non vogliamo un misero decentramento di poteri e di risorse concessoci da Roma. Noi vogliamo la libertà di poter fare le nostre scelte in piena autonomia. Su questa scia di pensiero si sono mosse le Provincie e i Comuni del Nord che come primo passo verso l'autodeterminazione della Padania, hanno presentato un Progetto di Legge Costituzionale d'Iniziativa Popolare per modificare il titolo V della Costituzione Italiana. L'obiettivo è far sì che ogni Provincia che ne faccia richiesta e che ne abbia i numeri possa diventare Autonoma su modello delle Provincie di Trento e Bolzano. Secondo i principi cardine della costituzione repubblicana tutti i cittadini sono uguali, quindi non è giusto che i cittadini della provincia di Varese, di Bergamo o di Como vengano trattati come cittadini di serie B rispetto a quelli di Trento e Bolzano. Non è corretto che uno Stato possa usurpare il diritto dei singoli cittadini di poter decidere quale forma di governo dare alla propria comunità: in questo modo si tarpano le ali alla democrazia. Autonomia in termini giuridico-istituzionali significa la possibilità per ogni corpo politico territoriale di determinare senza interferenze esterne e, soprattutto senza imposizioni e senza regolamenti autoritativi (che possono assai presto diventare autoritari e centralizzatori) i propri assetti interni e le proprie procedure per conseguire la migliore e più efficace tutela dei propri interessi ed il soddisfacimento dei bisogni e delle necessità delle Comunità che rappresentano. In termini pratici le Provincie che diverranno Autonome potranno legiferare ed avere competenze amministrative per poter gestire e valorizzare il territorio. Ciò vuol dire che potremo gestire finalmente le nostre strade, i nostri parchi, le nostre fiere, valorizzare la nostra lingua, il nostro lavoro, le nostre scuole e i nostri ospedali autonomamente senza passare sempre attraverso le lungaggini burocratiche di Roma. Per consentire di rispondere adeguatamente ai bisogni del cittadino la Provincia dovrà disporre di una congrua quota del gettito fiscale prodotto nel territorio provinciale e, comunque, non inferiore al 60% del gettito di tutti i tributi. Tasse che resteranno qui da noi per poter ritornare ad essere finalmente padroni a casa nostra. Il restante 40% servirà allo Stato per le sue spese, che verranno ridotte in maniera considerevole per il passaggio di competenze ai livelli amministrativi locali. Una parte di queste tasse confluiranno poi nel fondo perequativo tra provincie, per permettere anche alle più povere in termini economici di potersi sviluppare. Le tasse dovranno essere raccolte dal Comune e poi redistribuite agli altri livelli della struttura statale. Oggi Roma ha concesso un falso federalismo: ha tagliato i fondi agli organi locali ed ha permesso loro di riscuotere le tasse, in pratica oggi il cittadino deve pagare tasse sia al Comune, sia alla Provincia sia alla Regione sia a Roma. Ciò non è ammissibile poiché in questa maniera le tasse sono aumentate anziché diminuire: lo Stato continua a spendere per niente i soldi dei cittadini per tutto questo marchingegno burocratico insensato ed inefficiente. Noi vogliamo che gli amministratori eletti dal popolo possano gestire autonomamente in base alla propria bravura le tasse dei cittadini. In questo modo si introduce il controllo del cittadino sulle proprie tasse: se l'amministratore non è in gamba e sperpererà i soldi del cittadino non verrà più eletto. Oggi la Provincia di Varese percepisce solo lo 0.8% dei tributi che versa a Roma: vuol dire che di 100000 lire spillate al cittadino da Roma, ne ritornano indietro solo 800 (carità pelosa) per poter gestire non i fasti di un territorio ricco, ma per gli ospedali, per riparare le scuole, per aiutare i nostri disoccupati e i nostri poveri. Con la stessa quantità di denaro versato in tasse potremmo fare moltissime cose come ad esempio abbassare le tasse e ridare fiato all'economia, alla piccola e media industria, all'artigianato, al commercio e ai lavoratori che sono da sempre il tessuto produttivo padano. Se hai a cuore il tuo territorio trova qualche minuto per andare a firmare il progetto di legge costituzionale per la Provincia Autonoma di Varese: servono solo 50 mila firme. Non è impossibile: Bergamo infatti ha già e superato abbondantemente tale quorum previsto dalla Costituzione Italiana. Una firma in più e la libertà avanza.

Angelo Veronesi


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