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Il commento
Vero federalismo, rivoluzione dal basso:
partecipazione e autonomie

di Ettore A. Albertoni

Nella Regione Lombardia la settimana appena trascorsa è stata caratterizzata da due eventi che ritengo interessino particolarmente i lettori de la Padania.
Essi, infatti, riguardano i lombardi ma coinvolgono altresì per metodo e merito anche tutti gli altri popoli padani in quanto propongono un modo di governare e di decidere tutto proiettato ad indicare e ad usare le forme più sollecite per risolvere i problemi dei territori. È, quindi, utile e direi necessario che attraverso questo libero giornale si sappia sempre più che cosa stanno facendo consiglieri ed assessori leghisti e padanisti che stanno governando da due mesi le regioni più sviluppate e competitive dell’intera Repubblica.
Anzitutto - come prevede la Legge Regionale lombarda n. 2/2000 - sono iniziati a livello di tutte le Province gli incontri di lavoro promossi dal Governo Regionale Lombardo - con il supporto della sua Amministrazione - per l’illustrazione tecnica ed operativa del “Piano Regionale di Sviluppo 2000-2002”.
È un adempimento molto importante perché la legge prevede che entro 60 giorni dal proprio insediamento il Governo Regionale Lombardo presenti un “Programma regionale di Sviluppo” di durata triennale e corredato dal rapporto sulla situazione economica, sociale e territoriale della regione. Questo piano deve anche precisare lo stato di attuazione del Piano precedente e fornire circostanziate indicazioni sull’utilizzo dei Fondi Strutturali erogati dall’Unione Europea e sulle previsioni degli interventi strutturali realizzabili.
È chiaro che il Piano (indicato come Prs) rappresenta il documento più importante dell’attività regionale in quanto definisce gli obiettivi prioritari e le forme concrete di intervento.
Agli incontri nelle Province hanno partecipato, e stanno ancora partecipando, le più qualificate rappresentanze delle autonomie sociali che costituiscono la base naturale ed imprescindibile di ogni Comunità ed identità territoriale (associazioni di categoria e di attività economiche; associazioni per la tutela delle famiglie e del lavoro; associazionismo volontario del terzo settore e del non - profit). Esse sono, ovviamente, presenti insieme con le autonomie territoriali costituzionalmente previste e garantite (Comuni e Province) e con le autonomie funzionali (Camere di Commercio, Industria, Agricoltura, Artigianato, e Turismo; Università; Autonomie scolastiche e, in una certa misura ancora da ben definire istituzionalmente e giuridicamente, Comunità montane).
Ho già avuto modo di scrivere su queste colonne che il Piano Regionale di Sviluppo (Prs) rappresenta il documento politico di indirizzo che riunisce in sé non solo “la filosofia”, ma concretamente anche “la pratica” della maggioranza politica e programmatica tra il Polo e la Lega Nord-Padania per l’attuazione concreta ed urgente del federalismo secondo gli impegni assunti tra le forze politiche e sociali che, a partire dal 17 febbraio scorso, hanno dato vita a quello che personalmente ho sempre definito il vincente “Blocco dei federalisti e dei produttori” contro il cosiddetto centro-sinistra; ossia l’agglomerato centralista, cattocomunista e portatore di miseria ed avvilimento di ogni spirito di intrapresa e di rinnovamento che ci sta malgovernando.
Il nostro Blocco è pragmatico e in esso ogni forza politica e sociale - e per prima quella leghista e padanista - è presente con i propri valori, la propria storia, le proprie bandiere. E conseguentemente il nostro Blocco è tutto ispirato, al di là delle singole, rispettate e forti identità, da una precisa quanto irriducibile volontà di cambiamento sia nella organizzazione della politica che nell’ordinamento dello Stato e nelle forme e modi dello sviluppo sociale, economico e culturale.
Entro questa cornice che esalta e precisa il ruolo riformatore, molto concreto e progettuale della maggioranza Polo - Lega Nord che regge la Regione Lombardia, si colloca il secondo evento rappresentato dall’avvio a Milano il 12 luglio scorso della prima “Conferenza Regionale delle Autonomie” in pronta attuazione della Legge Regionale 5 gennaio 2000 - n. 1, “Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia. Attuazione del D.Lgs 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti Locali, in attuazione del Capo I della Legge 15 marzo 1997, n. 59).
È importante che partendo da questi due eventi sottolinei come, sul piano del metodo e della serietà dell’impegno (ed a conferma di quanto e come stia cambiando grazie alla nostra azione il clima politico) il Governo Lombardo e la sua maggioranza stiano praticando una rigorosa puntualità nel rispetto dei tempi previsti dalla legislazione per informare e consultare tutto il vasto e complesso mondo delle autonomie. Un mondo vitalissimo che ottimamente visualizza la ricchezza feconda del pluralismo culturale-identitario, storico, sociale ed economico-produttivo della Lombardia.
Reputo, quindi, che sia necessario porre in massima evidenza quanto questo metodo sia vincente, perché consente di evitare da subito ogni e qualsiasi forma di “centralismo regionale”. Esso, per contro, prefigura già quella Lombardia che vogliamo - nella Padania che certamente verrà - come unione libera e federale di Popoli e di Comunità territoriali. Oggi si pongono così le basi di un federalismo vero quanto realistico.

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