La campagna elettorale regionale entra nel vivo Cambiamento politico e federalismo avanzano di Ettore A. Albertoni |
La campagna elettorale in corso sta mettendo in luce e confermando quanto
sia stata giusta e lungimirante la scelta di Umberto Bossi di aprire con grande
determinazione, a partire dallautunno scorso, una fase completamente nuova per la
vita italiana ormai alla deriva sotto tutti i profili. Scelta strategica che ormai non
coinvolge più solo il Movimento Leghista e Padanista ma un arco variegato di forze
politiche che hanno capito la vitale importanza dei punti programmatici che hanno
caratterizzato la nostra caparbia quanto giustamente arrabbiata battaglia per il
Federalismo ed il cambiamento politico. È bene ricordare i principali e constatare con
piacere come la situazione stia cambiando proprio grazie alle scelte strategiche del
Movimento. Li sintetizzo nella loro attualità per comune memoria e perché si dia davvero
a ciascuno quanto è dovuto: Federalismo. Il processo è finalmente avviato per una attuazione del federalismo intesa nel senso pieno, come radicale cambiamento dellordinamento della Repubblica partendo dalla Costituzione vigente e dalla recentissima Legge Costituzionale 22 novembre 1999, n. 1 che ha finalmente modificato in senso autonomistico gli articoli 121, 122, 123 e 126 della Costituzione. Oggi attraverso laffermazione del principio della prima autonomia regionale il federalismo può senzaltro avviarsi partendo dal basso con lelezione diretta del Presidente della Regione che sarà a capo di un vero Governo territoriale e nei Collegi Provinciali con quella dei Consiglieri che daranno vita in ogni Regione ad una autentica Assemblea Costituente. Questultima avrà il compito prioritario di elaborare lo Statuto di Autonomia di ogni Regione a Statuto Ordinario. I nuovi Statuti dovranno, quindi, con capacità innovativa e grande spirito riformatore superare in modo radicale ed irreversibile i gravissimi limiti di quelli esistenti che sono il frutto delle intese consociative e delle scelte di governo assembleare degli anni 70. Scelte dannose e mortificanti per i nostri popoli e che hanno, per quasi trentanni, comportato la subordinazione delle Regioni e delle loro rappresentanze al giogo prevaricatore del centralismo politico, normativo e burocratico romano. Oggi il cambiamento è grande e netto giacché ogni nuovo Statuto dovrà essere unicamente in armonia con la Costituzione e, quindi, non sarà più menomato dalla tutela centralista e governativa che nel vecchio testo dellart. 123 Costituzione imponeva una assurda quanto illegittima parità tra losservanza della Costituzione e le leggi ordinarie dello Stato. Come conseguenza di tutto ciò i nuovi Statuti saranno la prima legge di concreta autonomia regionale. Infatti ciascun Statuto non sarà sottoposto al visto del Commissario del Governo e se il centralismo vorrà eccepire qualcosa - unicamente sotto il profilo della legittimità costituzionale - dovrà farlo davanti la Corte Costituzionale nei trenta giorni dalla sua pubblicazione. Si instaurerà così un contraddittorio alla pari tra le pretese centralistiche che certamente non verranno meno dopo il 16 aprile 2000 e la forte volontà autonomistica e federalista delle Regioni. Ogni statuto delle rigenerate Regioni dovrà contenere, inoltre, il pieno svolgimento di un ormai indiscutibile diritto costituzionale alla autorganizzazione di ogni singola Regione determinandone, anzitutto, la forma di governo e i principi fondamentali di organizzazione e funzionamento. In altre parole: ogni Regione si darà lorganizzazione del proprio esecutivo e della propria amministrazione e sceglierà anche il proprio sistema elettorale per le future elezioni dei Parlamenti e dei Governi Regionali. Per quanto riguarda il cambiamento costituzionale questa scelta non solo è profondamente riformatrice ma anche di enorme importanza. Sistema elettorale proporzionale. Sul piano assai tormentato della nuova legislazione elettorale è stato conseguito finalmente un risultato di grande chiarezza e di notevole rilievo politico perché dopo tanti tentennamenti ed illusioni anche il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha abbandonato il maggioritario alla italiana che ha in questi anni gravemente danneggiato il principio della rappresentanza popolare ed ha optato nella direzione indicata dalla Lega: proporzionale con sbarramento al 5% secondo la validissima esperienza tedesca. La rappresentanza torna a collegare elettori ed eletti sul pluralismo che è tipico della realtà padana ed alpina. Grandi infrastrutture. Con il recente Disegno di Legge Bossi - Berlusconi le scelte strategiche in questo campo assumono un fondamentale ruolo di modernizzazione dellintero assetto economico e produttivo e affrontano in chiave locale ed in prospettiva europea il problema di garantire un solido sostegno per lo sviluppo e la competitività. In questa ottica il locale dal quale sempre dobbiamo partire si collega in modo proficuo con un globale che deve essere sempre controllato anchesso dal basso, dalla base culturale, territoriale e produttiva che è specifica dei popoli e delle loro Comunità. Immigrazione clandestina e sicurezza delle persone e delle Comunità. Con il deposito in Cassazione già dal 29 marzo scorso della Proposta di Legge di iniziativa popolare firmata da Bossi e Berlusconi parte dal Blocco federalista e dei produttori una precisa risposta nei confronti dei Governi delle sanatorie della clandestinità sfruttata dai negrieri delle criminalità organizzate in combutta con i loro complici palesi ed occulti. Anche in questa materia il Movimento Leghista e Padanista non è più solo e questa è senzaltro una adeguata risposta popolare anche alla Corte Costituzionale che aveva dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della legge Turco-Napolitano. Ancora una volta dal basso saranno i cittadini a mobilitarsi per la raccolta delle firme che riaffermano un principio fondamentale e cioè che quello della sicurezza è un diritto fondamentale delluomo (Dichiarazione universale dei diritti delluomo, 1948) e che nessuna tolleranza può essere ammessa nei confronti di chi, organizzando e sfruttando la tratta di uomini e donne, viola in forme ignobili ogni valore delle persone. Scrivo guardando alla politica generale da realtà periferiche - il Bar di Caglio piuttosto che i Ristoranti di Rezzago o il Mercato di Cermenate - dove parlo con i cittadini e tasto il polso dei comportamenti elettorali non nella forma asettica della intervista anonima ma in presa diretta, faccia a faccia, con i problemi quotidiani di una Provincia come quella di Como in fase economica recessiva e dove si registra, grazie al Governo DAlema, una preoccupante flessione dello sviluppo e della competitività del territorio, una angosciante carenza di lavoro giovanile e femminile, un carico fiscale rapinatore ed insostenibile per le famiglie e per le imprese. A questo si sommano tutte le carenze inammissibili sul piano della qualità della vita: viabilità, infrastrutture, formazione, servizi alla persona e alle comunità. Dapprima lentamente poi in forma più attenta e convinta questa componente comasca della più vasta Comunità Padana - che è nel suo complesso sia società di valori e di ideali sia sistema plurale di culture, lavoro e produttività - sta iniziando anchessa a riprendere coraggio ed a superare rassegnazione ed abbattimento. Come ebbi modo di dire con grande convinzione alla prima grande riunione periferica del nuovo Blocco dei federalisti e dei produttori a Montichiari (Brescia) il 3 marzo scorso, occorre che la Padania nella sua unione storica, culturale ed economica faccia esplodere uno, cento, mille Montichiari e che leffetto moltiplicatore della nostra azione riformatrice sia sul piano costituzionale che su quello politico coinvolga tutti coloro che vogliono vivere con la testa alta e con la schiena dritta. Loccasione è davvero storica e non possiamo mancarla. Solo una fortissima e qualificata Lega potrà essere la garante che questo grande processo di cambiamento sia sicuro ed irreversibile. |