Il commento Nasce domani il Parlamento della Lombardia di Ettore A. Albertoni |
Domani 12 giugno 2000 sarà un giorno solenne e fondamentale per i circa
nove milioni di Lombardi con i loro oltre 1.500 Comuni e le loro 11 Province. Si inaugura,
infatti, a Milano il primo Parlamento costituente di una Regione che ha non solo le
dimensioni territoriali e la popolazione per confrontarsi vantaggiosamente con altre
precise realtà statuali medie dellEuropa. Ha anche, e direi soprattutto, radici in
una storia civile e culturale antichissima quanto pluralista di libertà, responsabilità
e spirito di iniziativa nonché una attuale dimensione sociale ed economico-produttiva tra
le più sviluppate e competitive del mondo. Lombardia, quindi, come uno dei grandi quattro motori dEuropa e come parte costitutiva ed essenziale del sistema culturale e socio-economico che, piaccia o meno, si chiama Padania. Per conseguire questo risultato le Elezioni Regionali dello scorso 16 aprile sono state molto importanti perché hanno realizzato nelle 15 Regioni a Statuto ordinario due grandi novità. Prima tra esse lelezione diretta del Presidente che significa il superamento del modello amministrativo-burocratico della Regione nata agli inizi degli anni Settanta con oltre ventanni di ritardo rispetto alla prescrizione costituzionale contenuta nella VIII disposizione transitoria e finale per la quale queste Regioni avrebbero dovuto essere istituite nel 1949. Con la recente riforma (Legge Costituzionale 22 novembre 1999, n. 1) che ha radicalmente modificato gli articoli 121, 122, 123, 126 della Costituzione è nata inequivocabilmente la Regione come istituzione politica di libertà e come sede di autogoverno. Questo finora inedito modello istituzionale non ha - come continua a scrivere certa stampa più attenta alle proprie più o meno azzeccate invenzioni e fantasie che alla realtà dei fatti e delle norme - al suo vertice un Governatore. Ha, invece, un suo Governo presieduto da un Primo Ministro Regionale che è stato votato direttamente dal popolo sovrano su un programma concordato con le forze politiche che lo hanno sostenuto e che rappresentano la maggioranza del Parlamento Regionale. Accanto allEsecutivo (Presidente e Giunta) cè con pari dignità e grande autorevolezza costituzionale e politica un Parlamento eletto su basi provinciali ed in forma largamente proporzionale. Esso rappresenta il Legislativo ed è la sede politica dove tutte le forze che esprimono gli orientamenti e le tendenze del pluralismo territoriale, sociale, culturale ed economico della Lombardia svolgono il ruolo di rappresentanza loro assegnato. Onore perciò al Parlamento della Lombardia espressione di una Regione profondamente mutata e che i popoli e le Comunità Lombarde vogliono fattivo e risolutore dei troppi ed irrisolti problemi che affliggono i nostri territori e le nostre città. Se finora le Regioni hanno grandemente deluso le aspettative di autonomia, efficienza e buongoverno dei cittadini lo si deve al fatto che il centralismo politico governativo, burocratico e paralizzante, ha negato loro ogni effettiva autonomia. Con le recenti Elezioni la piccola riforma costituzionale rappresentata dalla Legge Costituzionale 1/1999 ha fatto maturare loccasione storica perché i popoli si possano riappropriare di quel diritto allautonomia che è solennemente iscritto nella Costituzione (articolo 5) ma che è stato tradito da mezzo secolo di centralismo e di malgoverno. Oggi finalmente lo sviluppo della vita democratica del Paese si apre, invece, ad una nuova ed autentica stagione riformatrice che si radica e si sviluppa dalla base territoriale, sociale, culturale e produttiva. Il banco primo di prova di questo cambiamento è rappresentato dalla elaborazione del nuovo Statuto Regionale per la Lombardia. Si delinea con chiarezza un percorso istituzionale e politico fortemente innovatore che deve senzaltro condurre alla riforma federalista del disastrato quanto autoritario Stato italiano. Il che significa rifiutare e superare per sempre la centralizzazione che appiattisce, impoverisce ed umilia le forze delle imprese, del lavoro e della cultura del Nord, della Padania. Infatti solo la realizzazione del federalismo istituzionale (e non altrimenti aggettivato) liberando energie culturali e morali e risorse umane e materiali nellinteresse dei territori provinciali e regionali può assicurare una concreta quanto urgente ripresa di volontà e di iniziative per lo sviluppo civile, sociale ed economico-produttivo del motore Lombardia oggi in affanno. Non si può, quindi, perdere questa occasione che risulta essere davvero lultima per riformare lo Stato italiano e rilanciare lo sviluppo nel segno delle libertà e nellinteresse di tutti i cittadini. Grazie alla Lega Nord-Padania ed ai suoi alleati che hanno convenuto essere la riforma federalista della Repubblica la premessa primaria e qualificante per la loro intesa programmatica per governare la Lombardia e le altre Regioni padane il federalismo prende oggi sul piano della concretezza e della operatività una forma precisa di realizzabilità che viene chiamata devoluzione. Questa espressione significa che debbono passare molto sollecitamente dallo Stato centralizzato alle rifondate e rigenerate Regioni Autonome competenze strategiche come la sanità; listruzione e la formazione; la polizia locale. Altre importanti competenze già previste dallart. 117 Costituzione dovranno seguire come sviluppo e conferma del processo di devoluzione e cambiamento. Lautonomia regionale che nascerà dalla devoluzione dei poteri e delle competenze non ha solo carattere giuridico e politico ma anche fiscale ed economico. Occorre essere ben consapevoli che lattuale livello di tassazione è iniquo e distruttivo sia per le economie dei privati che delle imprese e perciò va ridotto sensibilmente. Occorre che il nostro sistema produttivo lombardo e padano possa essere nuovamente competitivo e vincente nellinteresse di tutto il Paese, del Nord come del Sud. La Regione Autonoma che è nata può fare subito molto se afferma e realizza due obiettivi che sono centrali ed urgenti: - la potestà di emanare proprie ed innovative leggi, adeguate alle caratteristiche e alle esigenze dei territori nel quadro della globalizzazione della produzione, degli scambi e della comunicazione che è in atto ma che deve essere finalizzata ad obiettivi di interesse generale dei popoli e delle loro Comunità politiche; - la conservazione nellambito lombardo di almeno il 70% del gettito fiscale prodotto nellambito regionale e che sarà da suddividere tra la Regione, i Comuni e le Province riservando allamministrazione centrale, al Governo, unicamente il residuo 30% per le sue necessità e per le politiche di riequilibrio tra le diverse aree del Paese. Laccordo programmatico sottoscritto da Roberto Formigoni, come dagli altri Candidati alla Presidenza delle Regioni del Nord (Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna) collegati alla Lega Nord-Padania, prevede tutto questo ed una collaborazione coordinata tra tutte le Regioni padane. Le premesse per il cambiamento atteso da anni ci sono tutte. Domani si deve davvero voltare pagina. |