Questo e' un bellissimo articolo sempre tratto da Impresa e Stato 39 edito dalla Camera di Commercio di Milano. L'impegno di questo ente per uno studio sul federalismo e' veramente notevole. ( http://impresa-stato.mi.camcom.it/im_39/sommmario.htm ).
L'articolo parla di uno sviluppo di citta' stato su modello delle reti Internet con nodi principali e secondari, dove la concorrenza diventa la fonte di vita e di intelligenza del mondo. E' un modello che fonde il cosmopolitismo con le idee piu' radicali del federalismo, del liberismo, dell'anarco-capitalismo e della globalizzazione. da leggere assolutamente, imperdibile.
di MARIO UNNIA
Le grandi metropoli come nodi dei
sistemi urbani transnazionali, delle reti e della globalizzazione
Nel dibattito sul federalismo si fa strada
un nuovo concetto, che va ad aggiungersi all'ampia fioritura di significati, metafore,
analogie fiorite sul ceppo della teoria storica federale. Si tratta del "federalismo
polis-centrico", che prende corpo nel "sistema urbano transnazionale". Di
ambedue le espressioni intendo dare una descrizione sintetica, non trascurando di
indicarne il retroterra teorico.
Il federalismo polis-centrico è figlio della globalizzazione che crea ampi spazi
transnazionali, all'interno dei quali i governi nazionali vedono sminuire l'incidenza dei
loro poteri. Contemporaneamente, all'interno degli stati nazionali si creano degli spazi
in cui ha luogo l'attività transnazionale, la quale, per propria natura, si sottrae in
larga misura ai vincoli degli stati nazionali stessi.
I luoghi fisici in cui avviene l'intersezione tra i processi di globalizzazione e le
dinamiche culturali, sociali e politiche locali sono le città: è in esse che vive la
contemporanea presenza delle due dimensioni espressa dal neo vocabolo "glocal".
Di qui il riemergere prepotente della problematica delle grandi città, con l'attenzione
polarizzata non solo sugli assetti urbani, sulla popolazione, sui gruppi sociali e sui
loro stili di vita tradizionalmente studiati, bensì sul ruolo politico delle città e sui
poteri che esse reclamano.(*1)
La globalizzazione, nel momento in cui indebolisce i confini fino ad annullarli,
ristruttura il mondo attraverso le reti, che sono vettori delle informazioni; ciò
consente la delocalizzazione delle funzioni di ricerca, produzione e distribuzione. Ma al
tempo stesso le reti presuppongo i nodi, ed è in certi nodi che si concentrano i servizi
specializzati per la gestione e il controllo delle unità operative collegate alle reti.
Non tutti i nodi sono uguali, e quelli che ospitano i processi direttivi contano di più.
é questa situazione che restituisce alle città, o meglio a certe città un ruolo
strategico.
IL MODELLO SOCIOLOGICO DEL
"SISTEMA URBANO TRANSNAZIONALE"
Un modello esplicativo di quanto accade può essere il seguente. Nel pianeta operano
differenti sistemi a rete che collegano tra loro numerosi centri che svolgono funzioni
analoghe o complementari. Una rete collega le capitali politiche, un' altra le città in
cui prevale l'attività finanziaria, una terza le città della scienza e della ricerca,
una quarta quelle della comunicazione, una quinta quelle dell'industria del divertimento e
del tempo libero, e così via. L'eccellenza della funzione assegna ad una o più città la
leadership all'interno della rete di appartenenza; ma la vera leadership la guadagna e la
mantiene la città che si trova all'intersezione del più alto numero di reti. L'esempio
emblematico è la città di Londra che è al tempo stesso capitale politica, finanziaria,
dell'informazione, della cultura e dello spettacolo, in posizione di eccellenza su più di
una rete.
Ne consegue una forte competizione tra città, all'interno del "sistema urbano
transnazionale" che è costituito proprio dalle città nelle quali si concentrano i
soggetti protagonisti della globalizzazione: un sistema che è trasversale rispetto agli
stati, e che si configura come una "confederazione di centri di potere", una
"lega di città-stato" che hanno leadership all'interno della propria rete o,
meglio, eccellono in più di una rete. Le città che non riescono ad inserirsi nel sistema
vengono prima o poi retrocesse a capitali dei contadi.
E' molto probabile che le città-stato chiederanno crescenti spazi di potere ai
governi nazionali e locali, e avranno come punto di riferimento le capitali non dei
singoli stati, bensì delle grandi aree delimitate dalla globalizzazione (Londra per la
Unione Europea, New York per Nafta, Singapore per Apec). Si accentueranno le differenze
tra città e le diseguaglianze culturali, politiche e sociali tra le città e i contadi.
I PARADIGMI DEL FEDERALISMO POLIS-CENTRICO
Questa tendenza in atto capovolge i paradigmi concettuali del federalismo. La separazione
tra città e contadi, lo spostamento del peso politico dal territorio ai "nodi"
delle reti, costituiti dalle città, ridimensiona il modello del federalismo regionalista
dal momento che non è più la regione, e tanto meno la macro-regione il soggetto politico
principale. E rende obsolete sia le ipotesi secessioniste dei territori sia la nascita dei
partiti territoriali essendo il territorio come soggetto politico il vero sconfitto dalla
globalizzazione. Percorrendo il ricco pensiero federalista si incontrano concetti
nei quali rintracciare i paradigmi di questa versione polis-centrica. Assumendo, con
Elazar (*2), il confine netto tra federalismo e decentramento, il modello in discussione
fa proprio il principio organizzativo della noncentralizzazione: se pur si arrivasse
alla "lega delle città-Stato" gradualmente, per cessioni successive, rimane
fermo il principio ispiratore, che è quello della diffusione costituzionale e della
divisione dei poteri tra diversi centri.
L'obiezione che il federalismo polis-centrico estremizzi il principio della
frammentazione territoriale non regge. Poichè è prevedibile che in futuro
continui, se non si intensifichi, il processo di frammentazione degli Stati in unità più
piccole, l'emergere di alcune città in forza non solo della dimensione, bensì anche
della funzione e dell'autosufficienza fiscale introduce una modalità selettiva che
ostacola forme destabilizzanti di municipalismo spinto.(*3)
Un riferimento alla specificità del federalismo poliscentrico si trova in quello
che è stato definito l'"expanded federalism" (*4), che comprende le città come
terzo partner a fianco del governo federale e degli stati. Analogamente, ci si può
richiamare alla teoria del "federalismo locale" (*5): con ciò si intende
l'assunzione della responsabilità metropolitana da parte di una unità di governo più
estesa, per mezzo della creazione di un governo locale metropolitano federato. In Francia
si è parlato di "federalismo intercomunale" (*6), intendendo un'associazione di
piccole unità politiche tendente alla formazione di una federazione nazionale; mentre
negli Stati Uniti si parla di "neighborhood federalism"(*7), un modello che
rappresenta le piccole comunità che negoziano con la città su base contrattuale il
funzionamento dei servizi. Si tratta di un federalismo di quartiere, di ispirazione
libertarian o anarco-capitalista.
Sempre negli Stati Uniti si discute di "federalismo urbano" (*8) e di
"federalismo urbecentrico" (*9); ambedue i modelli evidenziano il posto che
occupano, nella struttura generale del sistema federale, le città e i sobborghi, tra i
governi statuali da un lato e il governo di Washington dall'altro. Il "nuovo
federalismo urbano" (*10) giunge ad attribuire importanza centrale alle
relazioni federali-locali dirette, e non assegna alcun importante ruolo di intermediario
agli stati.
IL FONDAMENTO POLITICO DELLA CITTÀ-STATO E
DELLA LEGA DELLE CITTÀ-STATO
Ritengo che il modello del federalismo polis-centrico già oggi, e a maggior ragione
domani, al dispiegarsi della globalizzazione e del sistema urbano transnazionale, si
collochi correttamente nel concetto di "nuovo federalismo" quale è stato
elaborato da Friedrich (*11). Egli intende il neofederalismo come il prodotto del declino
della forma stato dominante nell'epoca moderna, e come un ritorno alle origini del
federalismo: evidenzia infatti la prevalenza della negoziazione e tendenzialmente del
"contratto" tra comunità federate, piuttosto che del "patto
politico". Dalla crisi dello stato emergerebbe un insieme di contratti, di
aggregazioni di diritti e di obblighi che hanno alla loro base negoziazioni di
carattere privatistico: ciò che esisteva nella fase che precedette appunto la formazione
e il consolidamento dello stato moderno.
Nel sistema urbano transnazionale è difficile immaginare una modalità di convivenza e di
collaborazione che non sia fondata su processi negoziali che assicurano il diritto a
conservare e sviluppare le proprie identità. é altresì difficile immaginare che
in quel sistema non prenda corpo un diritto pubblico fondato sul contratto. Analogamente,
all'interno delle Città-Stato potrebbe strutturarsi una qualche forma di cosiddetta
"nuova statualità". Nel sistema urbano transnazionale è difficile immaginare
una modalità di convivenza e di collaborazione che non sia fondata su processi negoziali
che assicurano il diritto a conservare e sviluppare le proprie identità. é altresì
difficile immaginare che in quel sistema non prenda corpo un diritto pubblico fondato sul
contratto. Analogamente, all'interno delle Città-Stato potrebbe strutturarsi una qualche
forma di "neighborhood federalism".
Una applicazione dei principi del federalismo poliscentrico si trova nel progetto
"Milano Città-Stato" a cura di Mario Unnia e Paolo Bertaccini, Libro Bianco del
Forum Federalista, I996. In esso si ipotizza una struttura federale della città, con
un'assemblea legislativa che rappresenta le zone di Milano e i comuni limitrofi, e con la
possibilità di adesione negoziata di comuni non confinanti. Una seconda assemblea
è formata dai rappresentanti delle attività economiche e sociali, ed è dotata
ugualmente di potere legislativo su particolari argomenti.
Note:
(1) Saskia Sassen, "Le città nell'economia globale",
Bologna 1997.
(2) Daniel Judah Elazar, "Idee e forme del federalismo", Milano 1995.
(3) Su federalismo e dimensioni territoriali, vedi Giorgio Brosio, "Equilibri
instabili. Politica ed economia nell'evoluzione dei sistemi federali", Torino 1994.
(4) Roscoe C. Martin, "The Cities and the Federal System", New York 1965.
(5) Luther H. Gulick, "The Metropolitan Problem and American Ideas", New York
1962.
(6) Maxime Leroy, "La ville franaise; institutions et libertés
locales" Paris 1927.
(7) David Morris, Karl Hess, "Neighborhood Power: The New Localism" Boston
1975.
(8) William G. Colman , "Cities, Suburbs, and States: Governing and Financing
Urban America" New York 1975.
(9) Ira Sharkansky "Urban-Centered Federalism in the United States"
Philadelphia 1973.
(10) William G. Colman, op.cit.
(11) Carl J. Friedrich "Trends of Federalism in Theory and Practice" New York
1968. Dello stesso autore "Studi sul federalismo" Milano 1954.
SPUNTI DI RIFLESSIONE